Crediti deteriorati: banche a rischio e allarmi infondati

La nuova classificazione dei crediti deteriorati ha portato un po’ di scompiglio nell’opinione pubblica. I correntisti temono che sia rischioso detenere un conto corrente presso uno degli istituti di credito citati. Vediamo insieme se la situazione è davvero così preoccupante.

I crediti più in sofferenza appaiono quelli di Unicredit ed Intesa Sanpaolo. Questo perché due degli istituti di credito più importanti del Paese e d’Europa, presentano numeri assoluti che farebbero davvero poco ben sperare. Se non fosse che hanno un’esposizione di molto inferiore a quella delle altre banche citate, tra cui MPS, Veneto Banca e Banca Carige.

Per effettuare un reale confronto, è necessario considerare i crediti deteriorati sulla base di quelli erogati. Così facendo, si noterà che la metà dei crediti deteriorati proviene proprio dagli altri 10 istituti di credito, che, messi insieme, erogano solo 461 miliardi, contro gli oltre 483 di Unicredit.

La situazione è dunque questa: la media dei crediti italiani deteriorati è pari a circa il 17%, mentre in Europa non supera il 6 percentile. In testa troviamo proprio MPS, con ben il 21,2% (ovvero poco più di 24 miliardi su un totale di 113,5). Seguono a ruota Veneto Banca (22,5%), Banca Carige (18,9%), Credito Valtellinese (17,9%) e Banco Popolare (17,4%). Ciò significa che pur azzerando le sofferenze, Intesa Sanpaolo e Unicredit sarebbero in saldo positivo, mentre MPS andrebbe in rosso.

L’11 luglio, Deutsche Bank ha proposto la realizzazione di un fondo bancario europeo; altra opzione, per le banche più piccole, è seguire l’esempio di Banco Popolare, che tramite la fusione con BPM è riuscita a migliorare la sua situazione.

Il grosso delle banche in sofferenza sono infatti di tipo locale, e mentre Unicredit corre ai ripari con nuove cessioni e aumenti di capitale, le Borse sembrano essere in recupero, grazie anche alla prova riassetto di Banca Carige.

 

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